Il nord-ovest argentino (NOA) è una tavolozza di terre composta dalle province di Jujuy, Salta, Tucumán, Catamarca, La Rioja e Santiago del Estero. Tra i colori di una natura arida e incredibilmente viva, il NOA invita i viaggiatori ad un’avventura che attraversa zone climatiche e paesaggistiche totalmente diverse, dai 4000 metri della Puna fino alle pianure salteñas del Chaco.
Un viaggio on the road è ideale per visitare il NOA, il Nord Ovest dell’Argentina. La libertà della strada, i panorami da attraversare, le fermate inaspettate ed improvvisate fanno da contorno a tappe necessarie per conoscere tutto quello che questo territorio ha da offrire. Da San Miguel de Tucumán fino al confine con il Cile e la Bolivia, il NOA incanta, stupisce ed affascina profondamente. Ecco le mete che ho attraversato in una settimana di avventure, con i miei consigli su cosa vedere in ogni posto.
San Miguel de Tucumán
L’itinerario alla scoperta del NOA parte da San Miguel de Tucumán, culla dell’indipendenza argentina: in questa città il 9 luglio 1816 venne dichiarata l’indipendenza dalla Spagna. Soprannominata El JardÃn de la Republica (“Il Giardino della Repubblica”) per la sua grande produzione di canna da zucchero, riso, tabacco e frutta, è oggi un centro economico e commerciale di fondamentale importanza.
Nel centro storico si trovano diversi edifici che meritano una visita, a partire dalla Casa Histórica o Casa de la Independencia, il luogo dove nel 1816 si riunì il congresso di Tucumán, oggi ricostruita e dichiarata monumento nazionale. Poco distante si può visitare il Paseo de los Artesanos con i prodotti artigianali locali, lungo il Paseo Histórico Lola Mora dove sorge anche il Museo Presidente Nicolás Avellaneda, casa in cui nacque Nicolás Avellaneda, presidente della nazione argentina tra il 1874 e il 1880.
Cuore pulsante della città è Plaza Independencia, sulla quale si affacciano la Iglesia Catedral de Tucumán (o Catedral de nuestra Señora de la Encarnación), il Museo Casa Padilla e la Casa de Gobierno, costruita tra il 1908 ed il 1910 in stile Art Nouveau. Altri luoghi culturali cittadini da visitare sono la BasÃlica Menor de la Merced, il Museo Provincial de Bellas Artes “Timoteo Navarroâ€, il bellissimo Teatro San MartÃn ed il Museo de la Industria Azucarera situato nel grande Parque 9 de Julio.
Con maggior tempo a disposizione si può dedicare un’ulteriore giornata alla scoperta della natura che circonda la città lungo il Circuito las Yungas, risalendo il Cerro San Javier, oppure visitando il Dique el Cadillal con il suo lago e l’Anfiteatro Griego.
Tafà del Valle
Partendo da Tucumán in direzione Tafà del Valle, il secondo giorno si attraversa la Quebrada de los Sosa e la sua riserva naturale. Lungo la ruta 307 si può fare una prima sosta al Parador el Indio, seguita da una seconda sosta al lago Dique La Angostura e da una terza nella comunità rurale di El Mollar, dove è necessaria una visita alla Reserva Arqueológica los Menhires. Qui sorge un sito con oltre 50 megaliti della cultura TafÃ, risalente al periodo dall’820 a.C. al 780 d.C.
Tafà del Valle, tappa successiva, si visita rapidamente, ma se volete dedicarvi più tempo considerate di fermarvi per mangiare un piatto tipico al Rancho de Felix, un locale modesto con cibo tradizionale e porzioni generose.
La tappa finale di questa giornata è l’Observatorio Astronómico de Ampimpa, un osservatorio dove si può anche pernottare, con un fantastico servizio che include oltre alla colazione anche una cena leggera, una serata informativa sui temi astronomici e le osservazioni guidate del cielo durante la sera e durante la notte.
Cafayate e la Ruta del Vino
Il terzo giorno si riparte dall’osservatorio con una prima rapida sosta ad Amaicha del Valle, con il suo museo dedicato alla Pachamama, la Madre Terra.
Si prosegue poi verso Cafayate, per fermarsi al sito archeologico e storico delle Ruinas de Quilmes. Qui, ai piedi del Cerro Alto El Rey a 1978 metri di altitudine, fino al XVII secolo si trovava il più grande insediamento precolombiano del Paese: quello dei Quilmes, una popolazione indigena con un alto livello di organizzazione politica, sociale ed economica e conoscenze avanzate in architettura. Nonostante la resa dopo le pesanti sconfitte militari inflitte al popolo indigeno dagli spagnoli, i Quilmes vennero costretti ad abbandonare i loro territori ed a percorrere mille chilometri a piedi senza acqua o cibo, in direzione Buenos Aires; su 1500 indigeni ne sopravvissero appena 400. Il sito archeologico si visita in un silenzio denso di rispetto e velato di tristezza. Il museo collocato all’ingresso offre ai visitatori una panoramica necessaria e fondamentale per capire la storia di questo posto e per percorrere i suoi sentieri con riguardo.
L’itinerario prosegue lungo la Ruta del Vino, che attraversa vigneti di Torrontés, un’uva bianca argentina prodotta solo in questo paese. Le fincas e bodegas si alternano lungo la strada, offrendo ai viaggiatori degustazioni di vino, pasti tipici e visite guidate alle cantine: il mio consiglio è quello di fermarvi per pranzo alla Bodega Finca las Nubes, a pochissimi chilometri da Cafayate, godendo della quiete dei tavoli all’aperto con un buon bicchiere di Torrontés accompagnato da ricche empanadas casalinghe. Da provare anche le ricette tipiche come humitas, un tenero impasto di mais e cipolla o aglio ripieno di formaggio e cotto al vapore nelle foglie di pannocchia, e tamales, involtini preparati con un impasto di mais ripieno di carne, verdure o altri ingredienti, avvolto in foglie e cotto al vapore o lessato.
Cafayate, conosciuta in tutto il mondo per le sue cantine, ospita anche il Museo de la Vid, che illustra tutta la storia della vite e dell’uva del territorio. La cittadina si sviluppa attorno alla piazza centrale, su cui si affaccia la Catedral Nuestra Señora del Rosario. Trascorrete la notte a El Hospedaje, un delizioso boutique hotel in stile tradizionale.
La magica Quebrada de las Conchas
Il quarto giorno si lascia Cafayate con destinazione Salta, ma la strada attraverso le Valles CalchaquÃes vi costringerà a continue soste per ammirare i giochi della natura in queste terre e fotografare il contrasto dei colori che cambia continuamente con la luce del sole. La Quebrada de las Conchas è un susseguirsi di formazioni rocciose dai colori variopinti, dal rosso, all’arancione, all’ocra dorato all’ora del tramonto. Tra le figure più curiose da ammirare, con nomi suggestivi che ricordano le loro forme, vi sono Las Ventanas (le finestre), Los Castillos (i castelli), El Sapo (la rana), El Fraile (il frate) e El Obelisco. Lungo il percorso si può anche visitare l’Anfiteatro, una caverna con un’acustica perfetta – lo sanno bene i suonatori e gli artisti che si esibiscono al suo interno – ed avventurarsi all’interno della Garganta del Diablo (la gola del diavolo). Merita una sosta anche il Mirador Tres Cruces, un punto panoramico sul canyon e sul fiume che lo attraversa.
Prima di raggiungere Salta si può fare una rapida deviazione al Dique Cabra Corral, un lago artificiale di 115 km quadrati che serve per l’irrigazione delle province circostanti.
Salta, la Linda
Salta, detta La Linda per la bellezza del suo centro storico, racchiude attorno alla Plaza 9 de Julio i suoi edifici principali, dall’Iglesia Catedral al Cabildo Histórico, dalla multicolore Iglesia San Francisco al MAAM, il Museo de ArqueologÃa y Alta Montaña in cui sono custodite ed esposte a rotazione le mummie dei tre bambini donati alla montagna e trovati nel 1999 perfettamente conservati sulla cima del vulcano Llullaillaco.
Per cena ci si può recare nella zona delle Peñas, i ristoranti con musica folkloristica locale, che si trovano quasi tutti lungo Calle Balcarce. Si tratta di locali anche turistici, ma con caratteristiche culturali tipiche di questi luoghi: la cena con pietanze e vini tipici viene infatti accompagnata da canti, musica e balli popolari. Noi siamo stati bene alla Peña Marca Borrada, con vino e piatti tipici e tanta musica dal vivo.
Prima di andarvene da Salta visitate anche Plaza Belgrano e il Convento San Bernardo, e rendete omaggio al Generale Güemes – uno dei principali artefici della lotta per l’indipendenza dell’Argentina dalla Spagna - al monumento che lo celebra.
Tilcara, Jujuy
L’ultimo tratto di NOA on the road è dedicato alla scoperta della provincia più a nord, quella di Jujuy. Questa regione offre molto da vivere e visitare, ed è difficile comprimere e riassumere tutto in due giorni: per questo consiglio di dedicarvi più giornate con maggior tempo a disposizione.
La direzione quindi è a nord, sempre più su, verso San Salvador de Jujuy e oltre, dove i colori della pelle e delle montagne iniziano a confondersi con quelli cileni e boliviani.
I villaggi andini della Quebrada de Humahuaca sono simili tra loro, ma ognuno ha qualcosa di particolare che lo caratterizza. Purmamarca si sviluppa ai piedi del variopinto Cerro de los Siete Colores (“Monte dei sette colori”), Qui si può fare un’escursione lungo il Paseo de los Colorados sia in macchina che a piedi, a seconda del tempo a disposizione: in un’ora si percorre a piedi il sentiero che parte dal villaggio ed aggira il monte, che regala panorami unici su questo arcobaleno di roccia.
Maimará è meno conosciuto ma offre ai visitatori un’altra magia della natura, Las Paletas del Pintor (“Le tavolozze del pittore”): qui le montagne mostrano varietà di sfumature da lasciare a bocca aperta. Nel villaggio si possono vedere l’antica chiesa, la nuova chiesa Nuestra Señora de La Candelaria dedicata alla patrona ed il Museo storico Posta de Hornillos. Accanto al villaggio di Maimará si erge anche un curioso cimitero, il Cementerio Nuestra Señora del Carmen, una delle più interessanti necropoli della Quebrada de Humahuaca che popola di croci di diversa misura la cima della collina.
Pochi chilometri più avanti lungo la strada si trova Tilcara, con i suoi caratteristici bassi edifici in adobe. Nel villaggio si possono visitare il Museo della Pittura, quello delle Sculture ed il Museo del Carnevale, ma Tilcara in realtà è la base di partenza ideale per escursioni a piedi, cavallo o mountain bike nei dintorni ed al Cerro Morado. A pochi chilometri dal centro si trova una fortezza, il Pucará, costruita dagli abitanti della Quebrada de Humahuaca su due colline policrome. Noi abbiamo pernottato nel confortevole Hostal Antigua Tilcara e cenato in un modo indimenticabile a La Peña de Chuspita: il proprietario è un personaggio che vi farà viaggiare, ridere e ballare per tutta la serata.
Ancora più a nord di Tilcara si incontra UquÃa con la sua chiesa coloniale San Francisco de Paula che custodisce i curiosi quadri degli arcangeli archibugieri, ovvero armati. Nella piazza antistante la chiesa il mercato degli artigiani locali invita ad acquistare prodotti in terracotta, tessuti variopinti, strumenti musicali ed opere in argento: è difficile andarsene senza aver comprato qualcosa!
Humahuaca invece è celebre per il suo antico carnevale che mescola tradizioni spagnole con quelle della Pachamama delle culture aborigene. Popolato di figure ancestrali, come quella del diavolo che viene sotterrato alla fine dei festeggiamenti, il carnevale di Humahuaca è il più antico dell’Argentina e risale a cinque secoli fa.
Fino alla fine del XIX secolo Humahuaca era uno dei centri commerciali più importanti dell’Alto Perù. Anche questa città ha un aspetto coloniale, con stradine strette ed acciottolate, lanterne e case di adobe. Qui si possono visitare la chiesa Nuestra Señora de la Candelaria, la chiesa dedicata a San Francisco Solano (arrivate in tempo per ricevere la sua benedizione dalla torre ogni giorno alle 12!), il Museo Archeologico Regionale, la Torre de Santa Bárbara ed il Monumento a los Héroes de la Independencia.
Il villaggio è conosciuto anche e soprattutto per la Quebrada de Humahuaca, un’esplosione di sfumature di terra attraversata dal Rio Grande che la rende un luogo unico, oltre che Patrimonio dell’Umanità UNESCO e riserva della biosfera.
I viaggiatori con più tempo a disposizione possono spingersi fino a La Quiaca, l’ultimo villaggio andino argentino prima del confine con la Bolivia, ma il nostro road trip qui cambia direzione, tornando indietro verso Purmamarca per prendere la Ruta 52 che porta alle Salinas Grandes e, più in là , anche in Cile.
Lungo la strada che si arrampica tra le Ande si percorre anche la Cuesta de Lipán, un tratto zigzagante di strada panoramica, e si passa per il Mirador Abra de Potrerillos, il punto più alto del tragitto, a 4170 metri di altitudine. Qui si possono comprare dai locali alcune foglie di coca da masticare per evitare l’apunamiento, il male dell’altitudine.
Le Salinas Grandes abbagliano con la loro distesa bianca di sale e cristallo. Si può visitare la zona solamente accompagnati dalle guide locali, abitanti delle comunità indigene circostanti che si sono riuniti nella rete di turismo comunitario “Espejo de Sal” che in questo modo preservano le saline, altrimenti sfruttate dal governo. La visita guidata illustra gli aspetti storici e culturali di questo luogo speciale, da vedere muniti di occhiali da sole, protezione solare e macchina fotografica, per giocare con la prospettiva.
In un viaggio on the road i pensieri sono tanti, così come le cose da organizzare. Dal punto di vista dell’assicurazione mi sono affidata a InterMundial ed alla sua polizza Totaltravel, che mi ha coperta durante i giorni di viaggio anche in diverse città : Totaltravel infatti include tutti i tipi di viaggio fino a 90 giorni, è valida in tutto il mondo ed offre un’ottima copertura a garanzia dei bagagli, di eventuali spese mediche e perfino di attività sportive. Se cambiate itinerario all’ultimo minuto, l’assicurazione vi copre comunque: sul loro sito trovate tutti i tipi di assicurazioni a seconda del viaggio e potete sempre chiedere un consiglio al loro team.
Post in collaborazione con InterMundial
Pingback: ARGENTINA: 50 POSTS QUE AYUDAN PARA VIAJAR [8] | Viatges pel Món