Con questo post rispolvero la mia rubrica sui libri che parlano di viaggi, raccontando di una storia speciale, un viaggio unico di una coppia a bordo di un vecchio camper che mi ha fatta sorridere ed emozionare.
“In viaggio contromano” di Michael Zadoorian è la storia del viaggio di Ella e John, due ultra ottantenni che partono a bordo di un vecchio Leisure Seeker ed attraversano l’America da Est a Ovest, lungo la mitica Route 66. Come non pensare al viaggio fatto lo scorso anno in compagnia di mio padre? Mentre leggevo le loro avventure ripensavo con un pizzico di nostalgia alle nostre, anche se il contesto era certamente diverso.
Ella e John sono due anziani pieni di problemi di salute ma con una voglia irrefrenabile di ripartire. Ancorati a vecchi ricordi di viaggio dal sapore famigliare, decidono di ripartire per un ultimo grande viaggio, che vogliono godersi fino in fondo date le loro precarie condizioni di salute. Partono da Detroit e puntano dritti verso Disneyland, percorrendo tutta la Route 66 e divertendosi come pazzi tra cocktail, diapositive guardate su un vecchio lenzuolo, strani incontri e tante emozioni.
È Ella a raccontare in prima persona tutto il viaggio e le mille avventure, oltre a tenere aggiornato il lettore sulle sue varie malattie e sulle volte in cui il marito si dimentica di lei a causa dell’Alzheimer. Insieme però formano una coppia forte e si aiutano l’un l’altra, come fossero un’unica persona. Nonostante questo, nessuno si sarebbe mai sognato di lasciarli partire, men che meno i loro due figli, ma Ella e John se ne fregano e partono in un grande viaggio “contromano”, un ultimo viaggio on the road teneramente insieme.
Leggendolo, mi sono appuntata le frasi che mi facevano riflettere e che secondo me rendono bene lo spirito del romanzo: le condivido anche qui, per dare un assaggio di questo viaggio unico dentro e fuori la storia raccontata.
“È bello, così, è bello tacere. Parlare rovinerebbe tutto. Per un attimo, potrei piangere dalla felicità. È per momenti come questo che amo tanto viaggiare, la ragione per cui ho sfidato tutti. Noi due insieme, come siamo sempre stati, senza parlare, senza fare niente di speciale, semplicemente in vacanza. Lo so che niente dura, ma anche quando ti rendi conto che qualcosa sta per finire, puoi sempre voltarti indietro e prendertene ancora un po’ senza che nessuno se ne accorga.”
“Ed eccolo lì, nell’immagine successiva, il bouquet di foglie sul tavolo, e mi rendo conto che è questo il problema delle fotografie. Dopo un po’, non capisci più se stai pescando nella tua memoria o nella memoria della fotografia. O forse la fotografia è l’unico motivo per cui ti ricordi di certo momento. (No, mi rifiuto di crederlo).”
“Penso a quello che ha detto l’uomo nel baretto degli hot dog. Aveva ragione. Noi siamo gente che resta. Restiamo nelle nostre case, finiamo di pagare il mutuo. Restiamo sui nostri posti di lavoro. Lavoriamo trent’anni, torniamo a casa e continuiamo a restare. Restiamo finché non siamo più in grado di tagliare l’erba, e crescono le piante nelle nostre grondaie, finché i figli dei vicini pensano che le nostre case siano infestate dai fantasmi. Ci piace stare dove siamo. Credo che sorga spontanea la domanda: e perché mai viaggiamo?
Può esserci soltanto una risposta: viaggiamo per apprezzare casa nostra.
Sia che lavori fuori, sia che ti occupi dei bambini e della casa, le tue giornate tendono necessariamente a diventare ripetitive. Invecchiando, vuoi questa costanza, la desideri. I tuoi figli non capiscono. Cerca in continuazione di cambiare tutto, sostituire proprio le cose che tu trovi familiari e confortanti, come la tua automobile simpaticamente ammaccata, o il bollitore che traballa quando l’acqua bolle. Ma la costanza può trasformarsi in una trappola. Fa parte del restringimento del tuo mondo, la visione a tunnel della vecchiaia. Con la conseguenza che non sempre riesci a riconoscere un momento perfetto, o a metterti nelle condizioni perché arrivi. Oppure a volte i momenti perfetti arrivano e tu nemmeno te ne accorgi.
Per questo hai bisogno di viaggiare.”
Per dirla con le parole della controcopertina, “In viaggio contromano” è
Un inno alla Strada, un caleidoscopio di paesaggi strepitosi e cittadine fantasma, ansie sogni paure; quello che è stato, che si è amato, quel che è qui e ora e più non sarà… perché la vita è profondamente nostra, teneramente, drammaticamente grande, fino all’ultimo chilometro.
Il finale non è per nulla scontato, ma non ve lo voglio svelare: questo libro è da gustare dalla prima all’ultima pagina.
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Ho amato tantissimo questo libro, bellissimo!
Anche a me è piaciuto molto, nella sua semplicità! 🙂