“Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo. (…) Sulla cartina geografica, il ponte che la collega alla terraferma somiglia a una lenza: sembra che Venezia abbia abboccato all’amo. È legata a doppio filo: binario d’acciaio e fettuccia d’asfaltoâ€. Con queste parole Tiziano Scarpa, un veneziano doc, inizia la sua guida alternativa alla città : è una guida diversa dalle altre, perché accompagna il turista alla scoperta dei luoghi autentici attraverso un’esperienza che abbraccia tutti i sensi. Su questa scia, i capitoli del libro analizzano la città a partire da una diversa parte del corpo.
Si parte dai piedi, che portano il lettore-visitatore per le calli e nel labirinto del pesce: “Perché vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo, per una volta. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona.†Vale davvero la pena girare a caso, per scovare posti mai immaginati prima e rimanere a bocca aperta. Si scoprono monumenti spettacolari, e si calpestano pietre che hanno visto scorrere la storia. Del resto “Venezia è piccola, puoi permetterti di perderti senza mai uscirne davvero.â€
Scarpa passa dai piedi alle gambe, facendo notare che la fisionomia di Venezia permette al corpo di tenersi in forma salendo, scendendo, affrontando scalini, ponti e fondamenta, e mantenendo l’equilibrio ovunque, persino sul vaporetto ed in gondola, ma soprattutto camminando, perché l’unico mezzo di trasporto tra le calli sono proprio loro, le gambe.
Ed ecco che, palpitante, arriva il capitolo sul cuore: gli innamoramenti avvengono più facilmente a Venezia? O ci si innamora della città ? Lo scrittore porta variegati esempi di personaggi che nella città hanno lasciato il cuore, personalità che Venezia appassiona follemente o in cui trovano la pace dei sensi. Ma poi arriva il bello: un decalogo di tutti i posti dove appartarsi con il proprio amato, corredato da esempi e storielle varie… un vero spasso!
Il capitolo sulle mani tocca tutte le materialità di Venezia, e tra le balaustre dei ponti, le pareti strette di una calle, le corde del vaporetto, i gatti pelosi e le gomme da masticare si attraversa poco a poco tutta la città .
Il volto è lo spunto per una spiegazione diversa delle tradizioni del carnevale e delle maschere veneziane, anche nel senso metaforico del termine. Ma Venezia resta “una città dove non esiste la privacy.â€
Le sirene dell’acqua alta, il rombo dei vaporetti, le campane, lo strido dei gabbiani… il capitolo dedicato alle orecchie è un remix di suoni. “Chiudi gli occhi camminando: ascolta la babele delle lingue dei turisti di tutto il mondo concentrati lungo cinquanta metri di calle.â€
Al capitolo sulla bocca mi viene fame: i rimandi alle osterie ed ai bà cari sono troppi! Spriz (e dire che io ho sempre scritto spritz!), cichéti e una carrellata di sapori di Venezia da far venire l’acquolina in bocca. Ma la bocca serve anche a parlare, e Scarpa tenta di insegnare alla lettrice a parlare il dialetto veneziano: risulta impossibile non provare le pronunce trascritte nel libro!
Sembra di respirare la città leggendo la parte dedicata al naso, con i suoi profumi, odori e puzze. Ciò che Scarpa chiama “la personalità di ogni rio†è, nella realtà , l’odore del canale, del pesce fresco, e di altri angoli di città che l’autore svela tra una curiosità ed una storiella. C’è spazio anche per ricordare i giochi che faceva da bambino, che inserisce qui perché “sono scomparsi, ne resta solo il fantasma, lo spirito. E i fantasmi si sentono con il naso. Gli spiriti si inspirano e si espirano.†E Venezia è colma di fantasmi.
L’ultimo senso, in una scarica che attraversa il corpo dalla base fino alla testa, è la vista. Gli occhi sono il mezzo con cui ammiriamo la bellezza della città , le sue meraviglie, ed allo stesso tempo veniamo folgorati, storditi. Altro che sindrome di Stendhal: Scarpa parla di “facciate nucleariâ€! Dopo il fondamentale glossario che spiega le differenze tra strada, vie, liste, calli, salizade e rio terà , fondamenta, piazza e campi, campielli, ponti e canali, corti e sotoporteghi, l’autore racconta la storia dei nissioéti, i “fazzolettiâ€, i cartelli che portano il nome delle varie arterie di Venezia.
Il libro ha un’appendice di consigli su testi che affrontano Venezia, tanti suggerimenti diversi dell’autore sempre richiamando ogni parte del corpo adattata alla fisionomia di Venezia. Infine, cinque brevi racconti con la città protagonista: una microantologia che funge da coda a questo splendido libretto.
Scarpa riesce nell’intento di scrivere qualcosa di nuovo, a dare una nuova prospettiva con una guida diversa da tutto ciò che è già stato scritto sulla città . Non ci sono itinerari, non c’è nessuna spiegazione di monumenti o attrazioni, non ci sono né mappe né tantomeno immagini o foto. E devo dire che, se non si è mai stati in questa città , è difficile immaginare i luoghi solo leggendo le particolari descrizioni di Scarpa. Però il libretto è leggero e divertente, e si divora in un paio d’ore. Leggendo “Venezia è un pesce†mi sono sentita subito coinvolta, innanzitutto perché il libro si rivolge, dando del tu, ad una lettrice e non ad un classico banale lettore qualsiasi; in secondo luogo perché, grazie ai pochi mesi vissuti in laguna, sono riuscita ad immaginare vividamente le cose che leggevo, pur non avendo ancora girato approfonditamente tutta la città . Se non si ha la fortuna di viverci, questa strana guida fa venir voglia di visitarla, o di tornarci. Scarpa ha ragione dicendo di non temere il labirinto: mi sono persa più e più volte, ed ho capito che bisogna assecondarlo, così esso ti guiderà in posti meravigliosi nel ventre di questo pesce spettacolare.
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Anni fa avevo provato a leggere questo libro ma non ci ero riuscita. Ma mi sono ripromessa di riprenderlo in mano!
Ed è proprio vero: “Venezia è piccola, puoi permetterti di perderti senza mai uscirne davvero.†E’ una serie di isolette e, a meno che non ti butti in mare, prima o poi arrivi a destinazione!. Ci credi che tutte le volte che la giravo con la cartina in mano, non riuscivo mai a trovar nulla; mentre tutte le volte che giravo a zonzo, trovato tutto (anzi di più!)?
Ciao Katja! Certo che ti credo: ricordo ancora la prima volta a Venezia con una cartina in mano, alla ricerca dell’appartamento universitario… e mesi dopo a zonzo per le calli, a scovare posti unici ed introvabili se cercati appositamente. Venezia è un labirinto… di casa 😉