La soglia del nuovo anno è stata varcata con una nuova avventura: la camminata più incredibile che io abbia mai fatto. A ripensarci, oggi ne sorrido, ma 48 ore fa non ero dello stesso parere. La meta per la festa di capodanno del secolo era un rifugio privato sul monte Misone, sopra Fiavè (TN). Peccato che per raggiungere il suddetto posto ci volessero quasi 3 ore di camminata su sentieri poco innevati e molto ghiacciati! Fugati i vari dubbi iniziali, ci siamo ritrovati con il gruppo arancione nel primo pomeriggio (i colori dei vari team erano stati assegnati in base agli scaglioni di arrivo al rifugio), ed alle 15.30 abbiamo iniziato la lunga ascesa verso l’anno nuovo.
Grazie al generosissimo zio dell’organizzatore, le ragazze sono state trasportate fino a metà percorso in jeepfuoristradaquattroperquattroconcatene, mentre i fieri ragazzi sono partiti in quarta dalla base, ossia da Torbiera, frazione di Fiavè. La mia paura più grande, il freddo, è scomparsa in una manciata di minuti, mentre subentrava quella del buio: la luce stava diminuendo rapidamente e la strada era sempre più ghiacciata. Dopo quasi un’ora di cammino ho dovuto indossare le ciaspole, necessarie per non scivolare sulle lastre di neve e ghiaccio del sentiero. La stanchezza si è fatta presto sentire, e la strada sembrava non finire mai! Usciti dal bosco, la vista del cielo sereno punteggiato di stelle mi ha dato la carica per terminare la camminata, che si è conclusa verso le 19 al rifugio, a 1600 metri d’altezza.
Non avrei mai creduto che, oltre al mio gruppo, così tante persone avrebbero affrontato quella salita: al rifugio eravamo circa una quarantina di persone. La serata è proseguita benissimo, tra karaoke, chiacchiere, musica e spumante, e l’anno è iniziato straordinariamente, anche se con un po’ di stanchezza arretrata.
Le montagne trentine, con le cime ricoperte di neve scintillante nella luna piena, mozzavano il fiato. L’accogliente rifugio, inaugurato nel 1973 dagli allora fondatori, ci ha protetti dal freddo con il suo curioso focolare, formato da una campana in bronzo, ed ha riscaldato il brioso ambiente della festa.
In tarda mattinata, sotto un cielo limpido ed un bel sole, ci siamo incamminati per tornare in valle, e la discesa è stata molto più piacevole e rapida, seppur con le ciaspole ai piedi.
Anche nella discesa mi è andata di lusso, perché l’organizzatore, che aveva lasciato il suo Landrover a metà cammino, ha dato uno strappo ai meno atletici fino alla fine del percorso.
Il gruppetto di simpatici superstiti ha concluso la giornata gironzolando per i “vòlti†dei paesini intorno a Fiavè, ossia gli avvolti, i cortili interni e le vecchie stalle delle case contadine, alla ricerca di piatti tipici che scaldassero anima e corpo.
Un capodanno diverso, quindi, ed un bel modo salutare di iniziare l’anno… speriamo che serva ad esaudire i miei numerosi buoni propositi!