E così dopo tre mesi ho dovuto nuovamente traslocare. Fortunatamente i miei genitori avevano voglia di farsi un bel viaggetto, così ho colto l’occasione per organizzare una ricca settimana girovaga partendo proprio da Francoforte, oltre a poter stipare tutti i miei bagagli in un’auto senza il terrore del limite dei chili (e delle valigie!) dell’aereo.
Delle mie tappe ve ne parlerò nei prossimi post, mentre questo post è il mio saluto a Francoforte, la città che mi ha adottata negli ultimi 100 giorni durante il mio stage all’ENIT.
Francoforte è una città con due facce: è una donna d’affari dal lunedì al venerdì, ma nel weekend e nel Feierabend (il termine con cui i tedeschi indicano la libertà serale dopo la fine del lavoro) si trasforma in un donna sportiva che ama il divertimento. Ed io mi sono adattata ben volentieri, lavorando durante la settimana, gustando le passeggiate lungo il Meno nel tardo pomeriggio e festeggiando nei vari locali e nel quartiere di Alt-Sachsenhausen nei weekend.
I suoi due volti, modernità e tradizione, business e relax, si specchiano nel Meno, con gli alti grattacieli delle banche che si riflettono accanto all’Eiserner Steg, il ponte in ferro del 1868, ed al campanile del duomo. Il traffico della settimana e la gente incravattata lasciano spazio alla tranquillità del weekend ed ai residenti che si mescolano ai turisti nelle vie del centro storico e nei pic-nic improvvisati sulle rive del fiume. La gente si libera dai completi, dalle camicie abbottonate e dalle cravatte del lavoro per vestire abiti più comodi e colorati e riversarsi nelle strade e nei parchi di Francoforte. Passeggiando, magari capita di trovarsi al Flohmarkt, il variopinto mercatino delle pulci che ha luogo ogni sabato dalle 9 alle 14 lungo la riva sud del fiume, tra i ponti  Eiserner Steg e Holbeinsteg oppure nella Osthafenplatz, vicino al porto, lungo la Lindleystraße.
Nonostante il suo lato moderno, Francoforte è anche una città dalla lunga storia: la seconda guerra mondiale ha distrutto gran parte del centro, ma la voglia di rimettersi in piedi e la forza degli abitanti ha fatto sì che tutti gli edifici storici venissero ricostruiti come erano originariamente. Per questo si può ancora respirare l’aria del passato quando si passeggia nella piazza del Römerberg, dove si trova il municipio, o quando si varca la soglia della Paulskirche, la sede della prima Assemblea Nazionale tedesca nel 1848. Qualche passo più in là e ci si ritrova tra i grattacieli delle banche, con l’Euro gigante della Banca Centrale Europea che troneggia in Willy-Brandt-Platz.
Francoforte è così, affascina e conquista con i suoi due volti. Prima di partire ho cercato cosa si potesse visitare in città , rimanendo un po’ delusa perché in un primo momento sembrava “povera†di cultura. Ma mi sbagliavo. A Francoforte ci sono infatti ben 46 musei, di cui una quindicina si trovano lungo la Museumsufer, la riva dei musei, appunto. Grazie al Museumsuferticket con soli 10 € ho potuto visitare in un weekend l’arte dal 1200 ai giorni nostri al museo Städel, scoprire la storia della città e dei suoi cittadini ebraici al Jüdisches Museum e al Museum Judengasse e vedere una meravigliosa mostra su Montmartre ed i suoi artisti al museo Schirn. Il 10 maggio, poi, ho partecipato all’iniziativa europea della Notte dei Musei: dalle 19 alle 2 ho potuto assistere a diversi spettacoli e visite guidate, in una manifestazione che ha coinvolto tutta la città .
I weekend sono stati anche l’occasione per visitare i dintorni: Francoforte si trova, infatti, in una posizione centrale rispetto alla Germania ed all’Europa. Non molto distanti dalla città si possono visitare Wiesbaden, la capitale dell’Assia, Mainz, regina del mio carnevale, la bella Marburg e Heidelberg, piccolo gioiello del Baden-Württemberg.
Alla fine, credo che Francoforte mi mancherà , così come mi mancheranno le passeggiate lungo il fiume, il caos della settimana che lascia spazio alla pace del weekend e la libertà del Feierabend con una birretta in mano sulla riva del Meno.
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