Sono circa a metà strada. Dopo aver attraversato il fiero Illinois, percorso il Missouri e quel pezzettino pieno di sorprese di Kansas, dopo aver guidato sulla terra rossa dell’Oklahoma e nelle terre aride del Texas, le ruote ora corrono nelle distese infinite del New Mexico. Tantissimi chilometri, colori, odori e sensazioni mi separano già da Chicago, ed altrettante emozioni mi attendono lungo il percorso che mi condurrà a Santa Monica, a Los Angeles… sempre su una strada speciale. Una strada che corre tra passato, presente e futuro di un’America sognante.
La Route 66 è un nastro d’asfalto talvolta un po’ danneggiato intriso di ricordi. Che crea dipendenza: all’inizio non avevo capito tutta questa ossessione riguardo la Mother Road e ciò che rimane di essa lungo la strada, ma percorrendola man mano ci si accorge che ci si è dentro, in quell’ossessione. Ci si è dentro fino al collo. L’occhio comincia a cercare i cartelli che indicano la via storica, si cerca di stare attenti ad ogni incrocio per non sbagliarsi e per proseguire lungo il vecchio tracciato, si tira un sospiro di sollievo quando si notano di nuovo le indicazioni della storica Route 66 a ciglio strada. E poi quel senso di malinconia quando si deve inevitabilmente abbandonare la Strada Madre, perché quel tracciato non esiste più, è poco agibile o è stato inglobato in qualche Interstate. E l’occhio continua a cercarla, la Mother Road, a lato della superstrada. A volte pare di scorgere un sentiero e, mano alla cartina, si prova col dito a tracciare il vecchio percorso. È come una droga, una fissa che dalle prime fotografie ai murales, alle pompe di benzina, ai motel vintage ed ai locali storici ti porta a cercare in ogni paese ciò che resta di un’epoca speciale. Non scherzo quando dico che la Route 66 è un’ossessione… ma un’ossessione positiva!
La Route 66 è un ricordo dolceamaro, è un ricordo incredibilmente vivo, è una strada di ricordi. Sono i ricordi conservati in ognuno dei musei della Route 66, in tantissime cittadine lungo la strada. Sono i ricordi dei motel, delle stazioni di benzina, dei drive in lungo la strada, alcuni ristrutturati e diventati attrazioni lungo il percorso, altri ormai in disuso, con i neon spenti e gli stipiti che cominciano a cadere a pezzi, altri ancora completamente scomparsi. Sono i ricordi dei gestori di quei motel e di quei locali: chi ha voluto proseguire l’attività della propria famiglia e continuare ad accogliere i viandanti della Mother Road, chi ha aperto la sua nuova impresa su questo famoso nastro d’asfalto. Certo è che tutti, ma proprio tutti, accolgono i viaggiatori a braccia aperte, con un sorriso, tanti consigli e qualche utile brochure. In cambio desiderano solo una firma sul proprio guestbook, dove accanto al nome si scrive la provenienza: Australia, Nuova Zelanda, vari stati dell’America, Messico, Italia… un sogno che accomuna molti.Â
Percorrere la Mother Road è un’esperienza dal sapore nostalgico, come quando una lacrima scivola fino all’angolo della bocca e ne senti il sapore salato. Però la malinconia lascia il posto alla bellezza dei ricordi di una strada ancora viva, e non solo nella memoria di tutti: sono tutte le attività nate e rinate lungo lo storico nastro, sono i sorrisi dei fieri gestori, sono gli sguardi complici ed i saluti dei compagni che si incontrano lungo la strada, in macchina o a cavallo di scintillanti Harley Davidson. La Route 66 sono le persone che ogni giorno dal 1926 la animano, la vivono e la percorrono.
La Route 66 è un’esperienza speciale. È unica, e credo sia per questo motivo che cambia così tanto per ciascuno dei suoi viaggiatori. Io aspetto di scoprire i suoi segreti nelle prossime miglia, comprese le deviazioni… e attendo impaziente di ammirare l’immensità della Monument Valley e la maestosità del Grand Canyon. Se volete venire con me in questo viaggio speciale, seguitemi con l’hashtag #viaggiandosullaRoute66, su Instagram e sulla pagina Facebook del blog!
Bellissimo, mi fa sognare ancora di più quella striscia d’asfalto!
È davvero un sogno, Lucia 🙂
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