Chi dice che la riviera romagnola non ha molto da offrire si sbaglia di grosso. Ci sono stata in vacanza da piccola e quindi lego a questi luoghi tanti ricordi familiari dal sapore di sale, mare e tenerezza, ma ci sono tornata anche negli ultimi anni ed ogni volta ho portato via con me qualcosa di nuovo.
A giugno sono stata a Bellaria Igea Marina, ospite dell’eco-hotel San Salvador che ha organizzato il terzo #atSanSalvadorHotel, un appuntamento dedicato a scoprire la Romagna con la guida dei gestori della struttura, romagnoli doc. È stata l’occasione perfetta per immergermi nella cultura romagnola, fatta di cortesia, sincerità e sorrisi, di buona cucina e di località particolari.
Il primo giorno siamo saliti in sella alle nostre biciclette per esplorare – pedalata dopo pedalata – il comune di Bellaria Igea Marina. Questo antico borgo marinaro è destinazione vacanziera dagli inizi del 1900, ed è una meta perfetta per chi ha voglia di rilassarsi, in particolar modo con la famiglia e con bimbi piccoli. Anche chi ama spostarsi può sceglierla come “base” per visitare le numerose città nei dintorni, da Rimini a Ravenna, da San Marino ad Urbino.
Abbiamo percorso alcuni tratti di pista ciclo-pedonale, che per diversi km si snoda lungo il fiume e giunge fino a San Mauro Pascoli. Dopo pochi minuti siamo arrivati al Parco del Gelso, immergendoci nei suoi 25 ettari divisi tra macchia mediterranea e lago. Il nome è dovuto ad un grande gelso collocato all’ingresso del parco, che era in piena maturazione e ci ha regalato more dolcissime.
Pedalata dopo pedalata, abbiamo attraversato colorate ma tranquille viuzze nel centro cittadino, passando a fianco di locali di ogni tipo tra cui una fornita pescheria aderente ad “Ecoadria Fisherman“, un interessante progetto di pesca sostenibile e responsabile. Abbiamo quindi raggiunto il macello pubblico, struttura risalente al 1926 che oggi ospita “Noi. Museo della Storia e della Memoria di Bellaria Igea Marina”: un piccolo museo che contiene la memoria, i saperi e le tradizioni di questo territorio e delle sue genti.
Un’altra tappa è stata la Torre Saracena, eretta nel XVII secolo dai pescatori, con il vasto museo delle conchiglie presente al suo interno. La preparatissima guida ci ha spiegato che è possibile accordarsi per visite riservate o didattiche chiamando l’ufficio cultura del comune di Bellaria – Igea Marina al numero 0541 343747. Inoltre fino al 10 settembre i musei sono aperti anche in orario serale grazie all’iniziativa “Estate al museo“: un’occasione in più per vederli senza la calura diurna.
Siamo tornati verso l’Hotel San Salvador attraversando il centro e l’Isola dei Platani, la zona pedonale di Bellaria. Sosta golosa al “Puro & bio” per un gelato dai gusti particolari, poi per cena siamo stati deliziati dalla cuoca Mirella con i piatti della tradizione, preparati come sempre con prodotti locali dal sapore vivo.
Il giorno successivo abbiamo fatto un viaggio nel passato, visitando San Leo e la sua fortezza medievale. San Leo, un tempo chiamata Montefeltro, è una cittadina situata su uno sperone di roccia, su cui si erge anche il forte rinascimentale. Il dominio della fortezza passò di famiglia in famiglia, tra cui quelle dei Malatesta e dei Montefeltro, fin quando nel 1631 la struttura divenne un carcere. Uno dei suoi prigionieri fu il conte di Cagliostro, alchimista ed esoterista che venne rinchiuso qui dopo essere stato condannato dalla Chiesa cattolica al carcere a vita per eresia. La sua cella – chiamata “il Pozzetto” e tutt’oggi visitabile – aveva una piccola finestra da cui si possono vedere solo le due chiese di San Leo: un velato invito alla riconversione, che non avvenne. Il conte infatti morì nel 1795 all’interno della fortezza.
Nel piccolo centro storico di San Leo si possono visitare il duomo in stile romanico, la pieve di Santa Maria Assunta, la torre campanaria ed il cinquecentesco palazzo mediceo, che contiene un museo d’arte sacra.
La nostra visita storico-culturale del borgo medievale è proseguita con un tono enogastronomico: all’interno del palazzo mediceo abbiamo assaggiato tutti i piatti tipici locali, cucinati dai diversi ristoranti di San Leo, tra cui gli strozzapreti con zucchine e salsiccia ed il coniglio in porchetta. Una goduria per il palato!
Nel pomeriggio Salvatore, il capofamiglia del San Salvador Hotel, ci ha portati nella casa di campagna per mostrarci tutti i prodotti che coltivano ed utilizzano poi per il menù. Fiori, frutta, verdura, cereali: tutto viene coltivato con passione e tanto impegno.
Rientrati in hotel, ci siamo cimentati con la cucina romagnola, mettendo le mani in pasta e preparando la piadina secondo la collaudata ricetta di Mirella. È talmente buona e semplice che non posso tenerla solo per me: eccovi tutto ciò che serve per preparare la piadina romagnola a casa vostra.
Ricetta della piadina di Mirella
Dosi per 4-6 persone:
♦ 1 kg di farina (io ho utilizzato la farina tipo 0 fatta con il grano di Salvatore e macinata qui)
♦ 20 grammi di sale
♦ 150 grammi di strutto
♦ mezzo cucchiaino di bicarbonato
♦ latte (o acqua) q.b. per amalgamareProcedimento:
Lavorare lo strutto con la farina, aggiungere gli altri ingredienti ed amalgamarli bene tra loro. Lasciar riposare la pasta per mezz’ora in un sacchettino. Poi infarinare mani e spianatoia e stendere la pasta con l’aiuto di un mattarello.
Cuocerla in una padella dal fondo basso su entrambi i lati per 2 minuti, poi farcirla con salumi e formaggi a piacimento e gustarla ben calda.
Il terzo giorno è iniziato con un’interessante visita al borgo di San Mauro Pascoli, sulle orme del poeta Giovanni Pascoli. La casa natale del grande poeta è un museo visitabile: dal 1924 è monumento nazionale ed è stata ristrutturata dopo la seconda guerra mondiale, che l’ha gravemente danneggiata. La cucina però è rimasta intatta e con il suo focolare racconta i primi anni di Giovanni Pascoli e la vita quotidiana della sua famiglia. Nelle poesie di Pascoli ritorna spesso il ricordo dell’infanzia a San Mauro, il forte legame con la famiglia e l’amore per la propria terra d’origine.
La nostra visita pascoliana è proseguita a Villa Torlonia, chiamata la Torre: il padre di Giovanni, Ruggero Pascoli, amministrò per un periodo la tenuta per il Principe Torlonia, fin quando venne ucciso in circostanze misteriose il 10 agosto 1867. La villa è una grande struttura romagnola del XVII/XVIII secolo con numerose stanze decorate con motivi di volta in volta diversi. Ai lati della villa si trovano due costruzioni minori, l’abitazione del fattore (quindi anche della famiglia Pascoli tra il 1862 ed il 1867) e la chiesetta dei Santissimi Pietro e Paolo, dalle origini più antiche.
Nel pomeriggio l’atmosfera è completamente cambiata: ci siamo lanciati all’avventura nello SkyPark Perticara, sul Monte Aquilone di Novafeltria. Ero già stata in un parco avventura, ma questo è molto più grande, con 18 percorsi differenti per difficoltà ed altezza (fino a quello più difficile, il NeroPlus), più di 120 passaggi da affrontare sospesi tra gli alberi ed oltre 1 km di avventura. Anche i bambini possono divertirsi nel verde, con percorsi particolari dedicati a loro. Alla sicurezza ed alle istruzioni per l’uso pensano i simpaticissimi istruttori del parco, che all’inizio dell’avventura fanno un breve briefing informativo.
Inutile dire che mi sono divertita come una pazza, imitando (malamente) Jane e lanciandomi tra gli alberi su liane, ponti e corde sospese.
Sono stati 3 giorni intensi ma anche estremamente coinvolgenti, questo per le numerose attività che la riviera e l’entroterra romagnoli propongono ma anche per la strepitosa accoglienza dell’Hotel San Salvador e del suo personale, in primis Tonia, Federico, Sabrina e Stefano. Ho apprezzato in particolar modo questo hotel sia per la gestione familiare, che dà quel tocco di personalizzazione e di cura anche in una struttura alberghiera, sia perché l’Hotel San Salvador è una struttura eco-friendly. Oltre alle buone abitudini di risparmio di acqua ed energia e di riciclaggio dei rifiuti, negli ultimi anni sono stati fatti diversi interventi per migliorare la coibentazione termica dell’intero edificio e sono state utilizzare alcune vernici foto-catalitiche in grado di assorbire ed eliminare l’anidride carbonica.
Al bar dell’hotel è presente un erogatore di acqua alcalina ionizzata, a cui ci si può rifornire quante volte si vuole con l’apposita borraccia a disposizione degli ospiti.
I piatti che vengono preparati all’Hotel San Salvador utilizzano farina, riso, olio, frutta e verdura biologici o coltivati con metodi a basso impatto ambientale, e spesso coincidono con i prodotti della casa di campagna familiare, dove nonno Salvatore cura personalmente le coltivazioni.
Una scelta che stiamo portando avanti con successo da tempo perché siamo convinti che bastino poche piccole attenzioni per preservare la bellezza e la salute del nostro territorio.
La Romagna è così ricca di tesori da scoprire che tornerò ancora. Una vacanza all’Hotel San Salvador unisce mare, cultura e buona tavola con l’accoglienza tipica romagnola, la genuinità dei prodotti locali e la semplicità di una struttura che ha a cuore l’ambiente.
Post in collaborazione con Hotel San Salvador
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stupenda la Romagna che non sia viale Ceccarini …. complimenti per articolo e immagini ……un saluto dal Pikaciccio
Grazie! La Romagna stavolta mi ha proprio conquistata 😉 Pensa che sono tornata appena 2 settimane dopo!
Ciao! Siamo contenti che ti sia piaciuta la nostra terra!
Se ti capita di tornare in zona ti consigliamo i borghi dell’entroterra a sud di Rimini: Montefiore, Saludecio, Mondaino, Gemmano….sono davvero delle bomboniere e meritanto tantissimo.
A presto
Erica
Ciao Erica, ti ringrazio per questi consigli! La prossima volta che tornerò non mi perdo questi borghi ed in generale l’entroterra romagnolo 😉
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