Ho partorito questa riflessione mentre stavo chiacchierando del più e del meno con il mio nonnino ultranovantenne, e, considerando che l’argomento è trasversale (o comunque affine) a quello del viaggio, ho deciso di condividerlo con il blog.
Si tratta di lingue, o meglio del bilinguismo di alcuni italiani. Non mi riferisco a chi è già fortunatamente bilingue e parla correntemente e correttamente due o più lingue, né alle zone ufficialmente bilingui presenti in Italia. Alludo ad un bilinguismo particolare, quello del dialetto.
Un bilinguismo orale, più che altro, perché i dialetti sono soprattutto parlati, e sono tanti gli italiani che ne conoscono almeno uno. Chi più chi meno, chi proprio poco, in tanti sappiamo un dialetto: qualche parola, un proverbio, un modo di dire; magari sappiamo esprimerci perfettamente in quest’altra lingua misteriosa. L’Italia è fatta di tante regioni, zone e località diverse in cui si parlano altrettanti dialetti differenti: così differenti che, se comunicassero in dialetto stretto, un italiano del nord non capirebbe un italiano del sud. Eppure sotto questo punto di vista, in tanti siamo bilingui: capiamo e spesso riproduciamo quel dialetto che ci ha trasmesso la nostra famiglia d’origine.
È una ricchezza culturale immensa, se ci si pensa! Quanta tradizione, quanta storia e quanti avvenimenti si nascondono nei dialetti. La storia di un’Italia divisa e poi unita, ma che mantiene negli usi e costumi le proprie peculiarità . E così fa anche con la lingua.
Mi è venuto spontaneo fare il paragone con realtà europee come Spagna o Germania, in cui esistono forme dialettali ed accenti diversi da nord a sud, da est a ovest, e con la realtà transoceanica degli States, e sono giunta alla conclusione che forse siamo il Paese che, in rapporto alla sua misura, possiede la più grande ricchezza dialettale nel mondo.
Con l’unificazione, l’istruzione ed in seguito l’avvento della televisione e dei media, l’italiano è stato diffuso ampiamente ed i dialetti hanno subito una grave perdita sul fronte dei conoscitori, ma grazie alla folta schiera dei nonni queste lingue sono sopravvissute e sono vive ovunque ancora oggi. Tocca a noi, adesso, non lasciar morire questa caratteristica peculiare del nostro Paese, e considerare ogni dialetto con le sue espressioni, i suoi detti ed i suoi proverbi come un bagaglio unico, da coltivare e trasmettere anche alle generazioni future.
Ciao, se passi a trovarmi ho un regalo per te. Complimenti per il blog, mi piace molto.
Ciao Elena!
Grazie mille per i complimenti e per il premio “Liebster award”, ne sono onorata 🙂
Ricambio i complimenti per il tuo blog ma soprattutto per le tue creazioni, sono davvero splendide!
Grazie a te!!!!