Sono riusciti a farmi leggere un libro in pochissimo tempo. Giorni, ore, minuti in cui ho divorato un romanzo. Me ne vergogno, ma anche se amo leggere non trovo mai il tempo di farlo. Do la precedenza a tutto il resto, tenendo questo piacere per “quando avrò tempo”. Stavolta ho deciso di seguire l’istinto. Del resto, è il fil rouge che mi ha accompagnato lungo tutto il romanzo.
A volte si prova una misteriosa connessione con un periodo storico o un luogo del mondo. La interpretavo come un segnale. La dimostrazione del legame con una vita precedente. In una delle mie, avevo senza dubbio vissuto lì.
Un mese esatto. Il libro è rimasto lì, a guardarmi per un mese, a sonnecchiare sul bracciolo del divano. Ad aspettare il momento giusto, credo. Poco prima di partire per Firenze mi sono detta che sarebbe stato bello perdermi tra i vicoli cercando i luoghi di Selvaggia e Jules, i protagonisti di “Se due che come noi”, e così l’ho iniziato. Una trentina di pagine, il tempo che vola, le sere che passano via veloci, ma non era il momento giusto. L’ho infilato nello zainetto per Firenze. I Miljian erano ancora lì, dopo il firmacopie del lunedì precedente. Loro, tutta la crew della mitica famiglia Miljian era ancora lì, a Firenze. Il libro è rimasto nel mio zainetto tutto il tempo, nella speranza di essere autografato in un incontro casuale proprio nella loro città , ma il destino non sempre va come ci immaginiamo. Ed è così che ho capito che quel libro che tanto aveva atteso sul bracciolo del divano non era il mio libro, lui mi aspettava nella libreria di Firenze. Era lì sullo scaffale, l’ultima copia autografata da entrambi, il “barba ticket” con la dedica di Jul…ien e Miki. “Per andare sempre verso l’infinito e oltre” Come il quadro dipinto a quattro mani da Jules e Selvaggia, come il tatuaggio di Selvaggia e Miki, come un invito a non fermarsi mai.
Eravamo stranieri. Attorno a noi nulla che ricordasse qualcosa che avevamo conosciuto prima.
Era irresistibile.
Era il viaggio.
Era un’epifania.
Ogni passo era un passo in più verso l’inesplorato, e un passo in più verso noi stessi.
Nei giorni successivi le pagine di quel libro, del mio libro, sono state sfogliate una dopo l’altra, avidamente. I vicoli di Firenze ora avevano un volto, li immaginavo vividamente. Così Parigi, che non pensavo di poter ricordare con così tanta nitidezza. In pochi giorni termino di leggere le 299 pagine e la sensazione è strana, si sente di aver terminato un libro ma al tempo stesso lo si vorrebbe ricominciare daccapo, per cercare quei personaggi amici, quei personaggi a cui ormai sai benissimo dare un volto, una gestualità , una voce.
Fu lì che cominciò a nascere una nuova me. Una me semplice da distinguere da quella passata. La differenza era evidente. La nuova me parlava francese. Parlare una nuova lingua era stato come rinascere. Avevo conquistato una seconda vita. Una vita in cui potevo costruirmi da zero. Così, all’improvviso, in quelle giornate in cui si parlava di progetti, sogni e ideali senza giudizio e in completa libertà , riconoscevo una me che mi corrispondeva perfettamente, eppure non la possedevo di nascita. Era la me che avevo scelto.
“Se due che come noi” è un racconto di vita, di storie, di incroci. Quei particolari nascosti, che trovi esplorando poco a poco il libro, quei segni che trovi per caso o perché in fondo siamo tutti collegati. Dalle parole che esprimono esattamente le mie sensazioni, alle frasi in cui ritrovo il mio punto di vista, la mia visione del mondo. Dal colore della copertina, il mio colore preferito, alle date che tornano nel libro. Dalle prime righe, la data del mio compleanno, a tanti altri numeri con cui la mia testa gioca in continuazione.
Potrei aggiungere anch’io un dettaglio, un altro incrocio di storie: quel 24 ottobre 2009, data del primo incontro tra i due protagonisti, anch’io e il mio compagno, che ancora non eravamo assieme, ci incontravamo per caso ad un evento. I nostri sguardi si incrociavano e così, forse con quel primo scambio di informazioni tra i nostri neuroni, aveva inizio qualcosa di grande, un viaggio speciale.
Non eravamo più gli stessi, ci eravamo trasformati.
Avevamo addosso il mondo.
Sulla pelle, tra i capelli, nei vestiti, nelle idee, nelle abitudini.
Ci eravamo persi, ritrovati e riscoperti in continuazione, trovando parti di noi stessi nei posti più inaspettati.(…)
Se qualcuno quella sera avesse tentato di immaginare la nostra storia chissà se sarebbe mai riuscito a indovinare. Perché eravamo li e in ogni parte del mondo nello stesso tempo, eppure a renderci noi stessi non erano i posti in cui eravamo stati. Erano i desideri che ci avevano accompagnato.
Avevamo imparato che la vita da sogno non esiste. Non esistono destini incredibili, luoghi che rendono felici, scelte a colpo sicuro. Sono le persone che scegliamo di avere accanto che fanno la differenza. I compagni nel vagone di un treno.
Sono i progetti che vogliamo realizzare.
È la consapevolezza che tutto dipende da noi.
E non sono necessari chilometri di strada.
La risposta è dentro ognuno di noi.
Seguo i LikeMiljian e leggo i loro racconti da fine agosto 2017, pochi giorni prima che partissero per il loro giro del mondo. Qualche mese dopo, a febbraio 2018, ho incontrato Micaela e Julien alla fiera BIT a Milano. I sorrisi, le chiacchiere veloci, la stranezza di vederli senza i loro bimbi: è stato un incontro breve ma intenso, come se rivedessi dei cari amici dopo tanto tempo. La sensazione è proprio questa: sembra di essere parte della loro famiglia, ed un po’ è così: la grande famiglia virtuale allargata dei LikeMiljian. Non solo Miki, Julien, Teo, Lia e Milo, ma anche la community, quella bella, quella potente e ricca, che può crescere e svilupparsi attorno a un esempio e modello in cui ci riconosciamo, per desideri, sogni e valori.
Non so se vi è mai capitato, ma a volte succede proprio così. Si inizia da un “Segui”, prosegue con qualche like e con la visualizzazione delle Stories, e poi diventa parte della quotidianità . Al punto che 3 mesi senza aggiornamenti sembrano infiniti. Ma è davvero così: le chat con Micaela su Instagram, come se fosse una vecchia amica. E chissà quanti messaggi riceverà , ma con la sua genuinità , così come la si vede nelle foto e nei video, e la si legge nei suoi intensi scritti, ti risponde. E si sorride, anche se a distanza. Ma come insegnano i LikeMiljian, anche le migliaia di chilometri si annullano in questi casi. Non smetterò mai di credere nella potenza del web e nella potenza delle cose belle.
«Quando si cresce i sogni non si ridimensionano. Si diventa più bravi a disegnarli.»
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